“Queste trasmissioni vanno in onda quotidianamente, condite dei peggiori stereotipi, in cui machismo, sessismo, beceri luoghi comuni si fondono con un razzismo sempre più dilagante. Intrecci di genere, razza e classe sociale giocati ancora una volta sui corpi delle donne. Quante migliaia di persone sono costrette a vedere una televisione pubblica e a pagare un canone per questi programmi? Non si tratta solo di trash per gareggiare con gli ascolti di altre emittenti, ma di veicolare messaggi, si tratta di un arretramento culturale che avanza sempre di più. La violenza sulle donne è un fenomeno strutturale, lo sappiamo e continueremo a dirlo, perché si annida anche nel quotidiano, perfino in “innocui” programmi televisivi, vive nelle nostre relazioni, sui posti di lavoro, e nei media, appunto.”
Articolo pubblicato su dinamopress.it il 20.III. 2017, link