Quelli che…il femminismo

Quelli che…il femminismo è morto
Quelli che…il femminismo è silenzioso
Quelli che…il femminismo ha fallito
Quelli che…un altro mondo è possibile, ma non dicono se saranno ancora loro a farlo
Quelli che…farebbero meglio a tacere e ad aprire gli occhi.

Screen Shot 2017-10-27 at 2.33.20 PM(Foto di N. Sca)

Aborto. La grande ossessione dell’immaginario maschile…

“Si discute molto in questo momento della scelta di fare o non fare figli, e della violenza quotidiana che subiscono le donne per lo più da parte di uomini con cui hanno intrattenuto legami amorosi e famigliari. Come si fa a non vedere il legame fra due questioni di primo piano nel rapporto tra i sessi e il ritorno di quella grande ossessione della cultura maschile più conservatrice, fatta propria purtroppo anche dalle donne, che è l’interruzione volontaria di gravidanza?

La grande ossessione che attraversa la storia fin qui conosciuta del rapporto uomo-donna è chiaro che riguarda essenzialmente la maternità, vista come destino naturale o obbligo procreativo per la donna: madre sempre e comunque, anche quando è solo moglie, figlia, sorella, compagna di vita; snaturata se non fa figli o se li uccide allo stato embrionale, ma anche se decide di abbandonare il luogo dove l’uomo si aspetta di trovarla -la casa, la famiglia, la cura del suo benessere e del suoi interessi.

La violenza maschile ha molti aspetti –da quelli più selvaggi e manifesti a quelli più invisibili, che si ammantano di sacralità e rispetto dei più alti valori umani- , ma un obiettivo sempre più evidente: impedire che le donne trovino il senso della propria vita in se stesse, e non nell’essere al servizio o in funzione dell’altro, nel rifiuto di conformarsi a modelli che contrastano coi loro desideri, a essere, come sono sempre state un «mezzo per un fine», nella sessualità come nella procreazione e nelle forme più elevate dell’amore.”

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Psicanalisi e femminismo

Nel documento “Pratica dell’inconscio e movimento delle donne” di Alcune femministe milanesi del 1975 si legge:

“…nella lotta per la nostra liberazione troviamo un nodo problematico, la sessualità, il corpo. Se si decide di non passare oltre con trovate ideologiche, è inevitabile fare i conti con la psicanalisi.”

Di questa importante intuizione iniziale del femminismo poco è rimasto. Oggi, di fronte alla sequenza di stupri e femminicidi, e più in generale al dibattito che finalmente si è aperto sulle questioni di genere, sessismo e razzismo, dovremmo sentirla ancora più necessaria.
Punire gli aggressori, tutelare le vittime, sostenere i centri antiviolenza, manifestare non basta, se contemporaneamente non si continuano a indagare le ragioni profonde di un dominio che passa attraverso i corpi e la vita intima.

Riletture per frammenti:

“Il femminile e il dualismo sessuale tendono a essere visti –negli studi di genere- solo come costruzione del pensiero e della volontà di potere dell’uomo, strumenti ideologici per giustificare il suo dominio, e non, come si potrebbe ipotizzare, prima di tutto rappresentazioni psichiche profonde dei desideri, delle paure, dei sogni che si formano intorno all’esperienza della nascita. Se oggi è difficile scindere interiorità e storia, ciò non significa che si possano appiattire l’una sull’altra, anziché coglierne i nessi. La riduzione al fattore culturale –storia, linguaggio, ec.- di un processo che tocca zone di inconsapevolezza (la vicenda originaria della specie e di ogni singolo), nell’uomo come nella donna, fa sparire l’interesse per la vita psichica, per il rapporto inconscio-coscienza, e quindi anche per il contributo dato dalla psicanalisi alla comprensione dei movimenti sotterranei che hanno dato forma allo sviluppo degli individui e della civiltà”.

“Altro effetto di riduzione e semplificazione è quello che vede il potere dell’uomo solo come potere del padre e, di riflesso, l’alleanza possibile tra la madre e il figlio, tra la donna e il giovane, entrambi vittime dell’autorità paterna. Si può pensare invece che la comunità storica degli uomini sia l’esito (e poi la causa) di quel processo di differenziazione che vede ogni volta il figlio staccarsi con sentimenti opposti, di amore e di odio, desiderio e paura, dal corpo che l’ha generato. L’immagine di un corpo femminile che dà la vita ma che può anche soffocarla, non è solo l’effetto della cultura dell’uomo; non è difficile ipotizzare che sia legata anche all’esperienza dell’inermità iniziale di ogni nato, e dell’essere stato tutt’uno con il corpo materno.”

“Per abbandonare l’identificazione con l’uomo (col suo desiderio, col suo piacere) è necessario analizzare la complessità della vita psichica, le fantasie, i sentimenti che hanno permesso la confusione tra piacere e sofferenza, tra piacere proprio e piacere dell’altro. Se si tiene conto che il dominio maschile emerge dalla zona di inconsapevolezza che avvolge vicende come la nascita e l’uscita da una condizione di animalità, che come tali riguardano entrambi i sessi, risulta semplificante liquidare come ‘schiavitù’ il ‘coinvolgimento emotivo’ della donna, la sua ‘capacità di accordarsi e favorire’ il desiderio altrui.

La ricerca di ‘differenze’ già date e di ‘autenticità’ ha bisogno invece di spartire i campi in modo netto: nessuna confusione tra i sessi, nessuna ambivalenza, nessuna identificazione o integrazione reciproca. Il dualismo sessuale viene interpretato solo sulla base del dominio storico dell’uomo (imposizione di un privilegio), quindi liberato dalla contraddittorietà delle figure di genere (il maschile e il femminile parlano anche il linguaggio dell’amore, della seduzione, della tenerezza), o, viceversa, sulla base di differenze fisiologiche.

In mezzo, tra biologia e storia, il vuoto. Tra una sponda e l’altra viene meno tutta la tessitura della vita psichica, che si rivela invece quando andiamo a leggere dentro le storie personali. E’ nella vita dei singoli, infatti, che possiamo trovare questo intreccio, queste connessioni indistinguibili fra l’eredità biologica e la vita psichica, la cultura e la storia che vi sono cresciute sopra e che hanno ovviamente influito sull’interiorità.”

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“Il cielo nascosto. Grammatica dell’interiorità” di Antonio Prete

Elogio della lettura

“La lettura è un ascolto silenzioso. Ed è uno degli esercizi consigliati nelle diverse varianti antiche e moderne, della cura di sé Ciascuno può riandare al tempo e al luogo in cui per lui è accaduto il passaggio dell’apprendimento del leggere all’atto dello sfogliare le pagine di un libro inseguendo il farsi di una storia.
(…)
Leggere è legare lettere tra di loro, e allo stesso tempo trasformare la frase in immagine, in paesaggio, in situazione. Profumi, colori, sapori sono percepiti quasi fisicamente: tutto vive dinanzi a noi mentre leggiamo. Un mondo accade. Leggere è fare esperienza del tempo, della sua estensione: mentre leggiamo, il tempo sembra perdere la sua prima amara qualità, che è quella di essere irreversibile, e infatti quel che è scomparso riappare, quel che più non c’è torna a vivere, e persino ciòche non è mai accaduto, e ciò che non potrà mai accadere ha una presenza, una sua vita.
(…)
Leggere è far respirare, insieme, l’immaginazione e il pensiero. Esercizio più che mai necessario nella nostra epoca: controla dissipazione e la distrazione. Contro la spettacolarizzazione. Il tempo del leggere è custodia dell’interiorita’. O anche, persino, riscoperta della propria interiorità.”

(Antonio Prete;m, “Il cielo nascosto. Grammatica dell’interiorita’” Bollati Boringhieri 2016)

Elogio della scrittura

(…e promo per il mio libro, “Alfabeto d’origine” in uscita da Neri Pozza, da cui è tratto questo frammento)

“Nell’esperienza femminile la scrittura prende un rilievo particolare, messa all’incrocio di vita e di morte, di solitudine e di possibilità di incontro, di perdita, lutto e rinascita. Si ha l’impressione di scrivere ‘contro’, contro il mondo e contro se stesse, di ‘farsi violenza’, di togliersi l’aria, le stagioni, i corpi dei bambini, lo scorrere del tempo, gli odori, i ritmi naturali, di costringersi all’isolamento in quella ‘caverna’ che è la parte segreta di sé. In questa alternativa drammatica, la scrittura diventa un impedimento a vivere.
Ma la vita, l’amore di una donna, finché è, soprattutto, amore per gli altri, per i figli (…) finisce per ‘sgretolarsi’ e ‘inasprirsi’. Occorre perciò ‘essere dentro’ la propria vita e nello stesso tempo ‘a fianco’, sapersene scostare quanto basta per entrare in quelle regioni nascoste, dove è ancora possibile ritrovare la compagnia di se stesse, dare tregua al ‘timore di non essere amate’ e, nel silenzio di altre lingue, ‘lavorare alla propria resurrezione’.
Non c’è da meravigliarsi allora se, quello che era sembrato un ritiro dal mondo, una volta che ha pescato parole da fondali così segreti, si rivela capace, per quelle stesse strade, di incontri, commozioni imprevedibili.”

A proposito della sequenza inarrestabile di stupri e femminicidi degli ultimi giorni…

A proposito della sequenza inarrestabile di stupri e femminicidi degli ultimi giorni, Dacia Maraini su La Stampa di oggi scrive: “Sono uomini apparentemente normali, bravi ragazzi, padri di famiglia, ma non reggono alla perdita del privilegio, del potere. Non reggono allo smacco, alla sconfitta. Non si uccide per amore, si uccide quando si perde qualcosa e non si sopporta di averla perduta.”

L’ amore c’entra invece, per tutte le ambiguità e contraddizioni che si porta dietro, così come c’entra una fragilità maschile che va interrogata alla luce della consapevolezza nuova che abbiamo oggi di un potere -dell’uomo sulla donna- innestato e confuso profondamente con le esperienze più intime, come la sessualità, la maternità, i legami famigliari. Come si spiega altrimenti il fatto che le donne, oggi più consapevoli e libere, ancora fanno fatica a riconoscere nell’uomo violento un pericolo, ancora sopportano a lungo maltrattamenti, ancora accettano di presentarsi a un appuntamento pur sentendone i rischi?
Possessivita’ e paura degli abbandoni nell’amore non sono solo dell’ “immaturità” maschile, ma di entrambi i sessi e di tutte le forme di amore, tra diversi e tra simili. Maschile è il potere con cui l’uomo ha fatto del suo primo oggetto d’amore -la donna madre- anche la garanzia della sua sopravvivenza materiale affettiva e psicologica, del matrimonio e della divisione sessuale del lavoro il prolungamento della sua infanzia, con ruoli rovesciati.

‘Stai libera’

Dedicato alla donna che una volta mi disse “STAI LIBERA”, che mi ha legittimato a prendere distanza da lei come madre, che mi ha insegnato ad apprezzare il piacere e quando arriva a non dire mai che “è tardi”, ad amare il canto e il ballo… la vita, nelle sue ‘fatalita” e nelle sue sorprese.

“Ho fatto ballare le madri, ma non posso dimenticare che quando mia madre ballava,
io stavo seduta,
e che quando faceva l’amore,
io avevo appena finito di leggere. “

(da L.M., “Come nasce il sogno d’amore” )

Nella foto d’epoca: io e mia madre, Nerina Olivieri. Ho parlato sempre tanto di lei in pubblico, mi piace mostrare, adesso che non c’è più (la sua morte risale a una decina di anni fa) anche la sua foto. So che non le dispiacerebbe.

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Sempre Carloforte

Ritorni…al futuro.
All’estate che viene e a tutte quelle che l’hanno preceduta, dal 1975, l’anno di una famosa vacanza femminista, nella amatissima isola di Carloforte, di cui sono oggi, felice e riconoscente, “cittadina onoraria”.

Riprese e avvicinamenti

18/7/15 (Carloforte)
La bellezza dei luoghi
come l’amore
vive nel trasognato presente
dello sguardo.
Ma più felice è chi conosce l’oscuro confine che sta
tra la perdita e il ritrovamento,
tra la piccola morte di una partenza
e l’assalto della vita
a ogni ritorno.

26/7/15 (Carloforte)

E’ così che mi piacerebbe vedere il mare:
un lembo di azzurro a cui si arriva
lentamente
dalle braccia di un mandorlo
ai rami del pino
scorrendo lungo la cerniera di coppi
che taglia e raddoppia
l’orizzonte.

Così vorrei che fosse anche la felicità
che non conosce avvicinamento per gradi
né strade di terra e di mare
ma solo il vortice febbricitante del pensiero.

26/7/15 (Carloforte)
Lo sguardo che spia ansiosamente
orizzonti di tempo a venire
non si accorge che gli occhi
già sono fermi
sull’appagata sintonia
tra una nuda pietra
e una verde fioritura.

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