ADULTI E BAMBINI: IMPARARE INSIEME

La critica delle identità di genere, tradizionalmente intese, ha delle ricadute educative. Cambiando i rapporti di potere, la divisione sessuale del lavoro, l’idea di virilità e femminilità, si modificano anche le figure genitoriali: i figli avranno davanti sempre di più, anziché padri e madri, individui con le loro passioni, i loro interessi. In altre parole: adulti capaci – come scriveva Elvio Fachinelli – di «imparare, divertirsi, modificarsi insieme a loro»

Articolo pubblicato il 6.II.2015 su Comune-net.info, per leggerlo clicca qui

screen-shot-2017-02-08-at-8-27-07-pm

Omaggio a Ferruccio Brugnaro

Omaggio a Ferruccio Brugnaro, “poeta operaio comunista libero”, e collaboratore amato della rivista “L’erba voglio ” negli anni Settanta.
Nota biografica
Dall’inizio degli anni 1950 Ferruccio Brugnaro è operaio a Porto Marghera, entrando a far parte del Consiglio di Fabbrica Montefibre-Montedison e diventando uno dei protagonisti delle lotte per i diritti dei lavoratori[1]. La sua attività di scrittore inizia nel 1965, quando distribuisce ciclostilati di poesia, racconti e pensieri presso i quartieri e le scuole frequentati dai lavoratori in lotta. Parte del suo impegno civile è archiviato presso il Centro di Documentazione di Storia Locale di Marghera.
È un poeta appartenente alla Beat Generation.
Negli anni settanta escono i primi volumi: “Vogliono cacciarci sotto”, 1975; “Dobbiamo volere”, 1976; “Il silenzio non regge”, 1978. Nel 1980 lavora a Milano producendo i quaderni di scrittura operaia “abiti-lavoro”. Nel 1984 pubblica l’opera prima “Poesie”.
Una sua poesia divenne famosa nell’ottobre del 1990 quando compare su oltre cinquecento manifesti in segno di protesta contro la guerra a Venezia e Mestre. Nel 1993 torna a pubblicare un libro, dal titolo: “Le stelle chiare di queste notti”.
A partire dalla seconda metà degli anni novanta le sue pubblicazioni vengono tradotte in molte lingue, nel 1996 in spagnolo da Carlos Vitale sulla rivista Viceversa, a Barcellona, nel 1997 in inglese da Kevin Bongiorni e Reinhold Grimm, che inseriscono 11 sue poesie nella rivista dell’Università del Nord Carolina. Nel 1998 esce una sua antologia negli Stati Uniti, “Fist of Sun”, tradotta da Jack Hirschman. Troverà spazio anche in Francia grazie all’amico Jean-Luc Lamouille che traduce le sue opere nell’antologia “Le Printemps murit lentament”. Nel 2004 in Spagna esce il libro “No puedo callarte estos dìas”, mentre nel 2005 esce a Berkeley Portrait of a Woman, tradotto sempre da Jack Hirschman.

Movimenti improvvisi

Articolo apparso su Facciamo Comune insieme, comune-info.net il 10 luglio 2016 

Dell’ “erba voglio” si dice proverbialmente che non cresce neppure nel giardino de re. Eppure c’è stato un tempo, una stagione “breve, intensa ed esclusiva”, in cui è comparsa nei luoghi più impensati: dalla scuola alle fabbriche, agli interni di famiglia. Tra gli anni Sessanta e Settanta, nella fase di massima espansione della società dei consumi, che prometteva cibo in cambio di una dipendenza incondizionata, due “soggetti” tenuti per secoli ai margini della storia – i giovani e le donne – hanno dato prova di una straordinaria “creatività generativa”, destinata a cambiare il volto della politica e dell’idea stessa di rivoluzione.

Con loro hanno fatto ingresso nella polis le categorie del “desiderio” e della “felicità”, guardate con sospetto dalla sinistra parlamentare ed extraparlamentare perché ritenute meno materialistiche di quella del bisogno, e hanno aperto prospettive inedite al “tragico” dualismo che ha diviso e contrapposto privato e pubblico, individuo e società, natura e cultura, destino del maschio e della femmina. Elvio Fachinelli, originale interprete del ’68, in un articolo uscito sui Quaderni piacentini nel febbraio dello stesso anno, così definiva il “desiderio dissidente”: una

“diversa logica di comportamento rispetto al reale e al possibile, contrapposta alla logica del soddisfacimento dei bisogni fino allora dominante”.

Il desiderio e la dissidenza oggi sembrano essersi inabissati nella bocca vorace di una civiltà che, pur dando segni di visibile decadenza, macina ogni segnale di cambiamento, ogni forma nuova di socializzazione, ogni sapere che non sia funzionale alla sua conservazione. Il venir meno dei confini tra vita e politica, anziché portare all’evidenza i nessi, che ci sono sempre stati, tra due poli astrattamente divisi dell’esperienza umana, sembra aver prodotto un amalgama difficile da districare, ma proprio per questo destinato a muovere resistenze, prese di distanza individuali e collettive.

Saggista, scrittrice e giornalista, Lea Melandri ha diretto per molti anni la rivista “L’erba voglio” ed è un punto di riferimento del movimento delle donne. Altri suoi articoli sono leggibili qui. Ha aderito alla campagna 2016 “Facciamo Comune insieme“

Per leggere l’articolo completo, clicca qui

Screen Shot 2016-07-11 at 3.54.09 PM