Prima che sia troppo tardi

Viviamo tempi in cui cadono consolidate costruzioni di senso. Così, spiega Lea Melandri, è la natura ferita, sono le donne, i bambini, gli impoveriti a dire il dolore e la distruttività nascosti dietro la facciata di un mondo che si è creduto “civile”. Abbiamo bisogno, per dirla con Elvio Facchinelli, di una nuova e profonda “capacità di immedesimazione in cui noi, feriti, diventeremmo madre di creature ferite”, abbiamo bisogno di “una caduta, simile alla pioggia che cade su terra scura a primavera…”

Articolo pubblicato il 23.XII.2017 su comune-info.net, clicca qui

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Dalla Polonia all’Argentina: qualcosa si muove

Non c’è dubbio: qualcosa si muove, dalla Polonia all’ Argentina…e si spera anche in Italia.
Forse le donne sono davvero stanche di essere “un corpo a disposizione di altri”, sottoposto al controllo del sesso finora dominante.
“Siamo cattive -dicevano i loro slogan a Rosario- possiamo fare molto peggio “.
Il peggio non è la violenza, ma smettere di dare tutte le loro energie per sostenere la debolezza di un patriarcato, che non si è mai retto in piedi da solo -come ha ripetuto più volte l’economista femminista Antonella Picchio.

Rosario: gigantesco corteo di più di 100 mila donne e dura repressione di fronte alla Cattedrale.

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