Carlo Michelstaedter, “La persuasione e la rettorica”(1910), Adelphi 1982
“Così quando due sostanze si congiungono chimicamente, ognuna saziando la determinazione dell’altra cessano entrambe dalla loro natura, mutate nel vicendevole assorbimento. La loro vita è il suicidio. Per esempio il cloro…se noi lo facciamo rinascere e lo mettiamo in vicinanza dell’idrogeno, esso non vivrà che per l’idrogeno. L’idrogeno sarà per lui l’unico valore nel mondo: il mondo, la sua vita sarà unirsi all’idrogeno…Ma soddisfatto l’amore, la luce anch’essa sarà spenta, e il mondo sarà finito per l’atomo di cloro. Poiché la presenza dell’atomo di idrogeno avrà fatto palpebra all’occhio dell’atomo di cloro, che non vedeva che idrogeno, e gli avrà chiuso l’orizzonte, che era tutto idrogeno. Il loro amore non è per la vita soddisfatta, per l’essere persuaso, bensì per vicendevole bisogno che ignora la vita altrui…S’afferma l’una determinazione nell’affermarsi dell’altra, ché ognuna vedeva nell’altra solo il proprio affermarsi. Il loro amore è odio come la loro vita è morte.”
“La loro degenerazione è detta educazione civile, la loro fame è attività di progresso, la loro paura è la morale, la loro violenza, il loro odio egoistico –la spada della giustizia. (…) Si son fatti una forza della loro debolezza, poiché su questa comune debolezza speculando hanno creato una sicurezza fatta di reciproca convenzione. E’ il regno della rettorica.”
Carlo Michelstaedter, “Epistolario”, Adelphi 1983
“Mamma mia, quando mi coprivi se avevo freddo, mi nutrivi se avevo fame, mi confortavi quando piangevo (…) dimmi, allora facevi questo come una bambina con la sua bambola, che può ripetere senza fine ogni giorno lo stesso gioco (…) Tu non mi curavi per potermi curare ancora in futuro -non mi curavi con la speranza ch’io ti rimanessi eternamente fragile e impotente oggetto di cure- ma anzi per non aver più da curarmi, perché io non avessi più bisogno che nessuno mi curi..”
Nessuno con maggiore lucidità di Carlo Michelstaedter, figura singolare di “fanciullo e profeta”, all’inizio del Novecento ha descritto, in quella che doveva essere solo una “tesi di laurea”, a cui fece seguito il suo suicidio a soli 23 anni, “l’uguale affanno di sopravvivenza che tiene insiem gli affetti famigliari e le relazioni sociali.
I suoi scritti dovrebbero essere in ogni biblioteca scolastica, soprattutto oggi che dalle alte cariche istituzionali (vedi Ministra Giannini, ma anche il Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere, appena approvato) viene un insistente richiamo all’educazione dei sentimenti, dell’amore, delle relazioni tra i sessi, ecc.
