Prima che sia troppo tardi

Viviamo tempi in cui cadono consolidate costruzioni di senso. Così, spiega Lea Melandri, è la natura ferita, sono le donne, i bambini, gli impoveriti a dire il dolore e la distruttività nascosti dietro la facciata di un mondo che si è creduto “civile”. Abbiamo bisogno, per dirla con Elvio Facchinelli, di una nuova e profonda “capacità di immedesimazione in cui noi, feriti, diventeremmo madre di creature ferite”, abbiamo bisogno di “una caduta, simile alla pioggia che cade su terra scura a primavera…”

Articolo pubblicato il 23.XII.2017 su comune-info.net, clicca qui

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Il corpo

Riprendo un articolo di un anno fa in vista di un incontro a Roma a fine ottobre, con le Cattive Maestre, che hanno riattualizzato, con mio grande piacere, le esperienze del movimento non autoritario e del femminismo riguardanti le problematiche del corpo.

“Si fissa per la prima volta l’attenzione su quella zona intermedia, che sta tra i poli astrattamente contrapposti di natura e cultura, che è il “vissuto”, percezione di sé sospesa tra sogno e realtà, inconscio e coscienza, memoria remota della specie e riflesso di un particolare contesto storico.”

Articolo pubblicato il 25 settembre 2016 su Comune-info.net, fonte 

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Degne o indegne. Ma agli occhi di chi?

Gianluca Carmosino commenta:DEGNE O INDEGNE. MA AGLI OCCHI DI CHI?
L’uscita del senatore Vincenco D’Anna ha parentele ideologiche, filosofiche, scientifiche in alto loco e molti precedenti. “Sante” o “puttane”, degne o spudorate, è con il dominio dello sguardo dell’uomo, spiega Lea Melandri, che si è costruita la “natura” femminile [ph Nilde Guiducci]

L’articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2017 su Comune-info.net, clicca qui

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