‘Amore’, di Stefano Levi Della Torre

Cominciamo dall’alfabeto dei sentimenti primari…

Che possibilità hanno di entrare nella scuola i libri che nascono a seguito della rivoluzione culturale del femminismo sui temi del corpo, della sessualità, della maternità e dell’amore?

Un libro interessante, a questo proposito:
Stefano Levi Della Torre, “Amore”, Rosenberg & Sellier, Torino 2013.

Frammenti

“Ci si può innamorare per il desiderio di essere amati, o anche per il bisogno inesauribili di sentirsi amati. La psicologia e in particolare la psicoanalisi hanno fatto luce su una stimmate originaria, più o meno sanguinante in ogni essere umano: la ferita inevitabile subita nell’infanzia dal nostro desiderio di essere infinitamente amati, desiderio che si scontra col fatto che la prima dispensatrice reale immaginario di questo amore, la madre, non è parte di noi ma è persona distinta , capace di assenza e di imporci confini.
Questa disillusione è un viatico che ci apre alla realtà del mondo, alla realtà dei nostri limiti e della nostra separatezza individuale, e resta un rumore di fondo doloroso di ogni nostra esperienza affettiva.
E’ la disillusione in agguato che può trasformare la libertà del nostro desiderio nella schiavitù di un bisogno. Sì che siamo spesso portati a chiedere amore a chi ce lo nega (almeno nel’infinito che vorremmo), quasi a ritornare in un “gioco dell’oca” a quella casella di partenza per rilanciare i dadi, sperando in un altro esito che smentisca quella ferita iniziale e ci guarisca per sempre.”

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Ad Anna Maria Fabbrichesi

A una donna a cui va la mia gratitudine e il mio ricordo duraturo – Anna Maria Fabbrichesi-. con cui ho fatto una lunga analisi negli anni ’80 e che ci ha lasciato alcuni anni fa.
Era il giorno del mio compleanno e non ho potuto fare a meno di pensare a quella coincidenza con particolare emozione: la lunga analisi che ho fatto con lei è stata una nuova nascita, alla vita e alla scrittura.
Un frammento, a lei dedicato, è contenuto nel libro Come nasce il sogno d’amore (Rizzoli 1988) scritto mentre ero in analisi.
“Alla mia analista
Pensieri duri come sassi e teneri come fiori, anni di gelo che si sciolgono nel tempo di un’ora sotto il calore di una coperta.
Si può sognare il caldo e avere freddo ai piedi.
Ma il caldo che ho sentito oggi è reale come il denaro che pago per non dover solo sognare.
Soffriamo per aver riservato il piacere alle madri.
Ma non sappiamo di aver invidiato il dolore.
Tra due letti vicini c’è un muro di tosse e catarro che si vomita in mezzo.
Io vedo lontano, all’indietro, lei guarda al presente, o più avanti.
Ma se allungo una mano la posso toccare.”
( 25. 2. 1982)
Nella foto: le scritture di Lisetta Carmi

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”Vuoti in ogni presente”

a tragica saggezza di Carlo Michelstaedter
Da
Carlo Michelstaedter, “Il dialogo della salute e altri saggi”, Adelphi 1988:
“Tuo è ciò di cui non puoi fare a meno. Ma se tu non ne puoi far a meno, non tu le ‘hai’ in tua potestà: ma esse ‘hanno’ te, e tu dipendi da loro che non puoi sussister senza di loro. -E le persone care non forse allo stesso modo ti sono necessarie bensì e tu sei necessario a loro, ma il vostro amore non c’è chi lo possa saziare – né baci né amplessi, né quante altre dimostrazioni l’amore inventi vi possono compenetrare più l’uno dell’altro? Ma sempre vi tiene un eguale bisogno vicendevole. – Così ogni cosa è nostra solo perché ne abbiamo bisogno, solo perché ne usiamo -e mai abbiamo usato così delle cose della vita da non desiderare alcuna cosa, ma d’ ‘aver la nostra vita in noi’. – Perché non possediamo mai la nostra vita, l’aspettiamo dal futuro, la cerchiamo dalle cose che ci sono care perché ‘contengono per noi il futuro’, per essere anche in futuro vuoti in ogni presente e volgerci ancora avidamente alle cose care per soddisfar la fame insaziabile e mancare sempre di tutto. -Finché la morte togliendoci da questo gioco crudele, non so cosa ci tolga- se nulla abbiamo. -Per noi la morte è come un ladro che spogli un uomo ignudo.”

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Riflessioni a margine di un interessante articolo di Pietro Barbetta.

Articolo pubblicato il 1 agosto 2016 su La27ora
“Non ho potuto fare a meno di estendere la stessa analisi –l’avversario che diventa nemico da annientare, l’esistenza di un inconscio sociale che veicola patologia sistemica, ecc.-alla storia di un dominio come quello maschile e alle sue ricorrenti esplosioni di violenza manifesta contro le donne. Si tratta dell guerra di un sesso contro l’altro, mai dichiarata ma con effetti devastanti e duraturi per quanto riguarda l’esistenza materiale e simbolica di quella metà dell’umano che è stata considerata più prossima alla natura e all’animalità. Che differenza passa tra la mano di un marito, fidanzato, amante, fratello, che per colpire la donna, sotto la spinta di quella legge di sopravvivenza che Elias Canetti definisce mirabilmente “morte tua, vita mia”, e quella del giovane reso folle dall’odio per il nemico, reale o immaginario, che gli rende insopportabile la vita?”

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Vorrei un figlio, ma con chi lo faccio?

Da ‘L’Internazionale’ del 20 giugno 2015

In tempi in cui tutto viene imputato alla crisi economica, alla disoccupazione, alla mancanza crescente di servizi sociali, leggere i dati dell’Istat sul calo delle nascite in Italia in chiave di relazione d’amore tra uomini e donne può sembrare un ripiegamento romantico, idealistico. Eppure basterebbe ascoltare i racconti, le domande che si pongono donne fra i trenta e i quarant’anni sulla scelta di avere o non avere figli, per capire che l’amore c’entra, e che se viene trascurato nell’ordine delle cause è perché nell’era del postmoderno – del “post” di tutto – nessuno fa più caso ai sentimenti.

Ci ha fatto caso invece Eleonora Cirant in un interessante libro corale, uscito un paio d’anni fa (Una su cinque non lo fa. Maternità e altre scelte, Franco Angeli), risultato di incontri, conversazioni, interviste con quindici donne della generazione nata negli anni settanta, disposte a interrogarsi sulla scelta “sia di chi diventerebbe madre nel verificarsi di una eventuale circostanza, sia di quelle che non sentono alcun desiderio di maternità”.

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