Noi «divise», gli uomini «compatti» al potere. Ma qualcosa è cambiato

“Il rimprovero che viene fatto alle femministe è la facilità con cui i loro gruppi continuano a «dividersi, frammentarsi, disgregarsi», allontanandole dall’obiettivo di una presenza paritaria in politica. Ciò di cui le donne mancherebbero, per incidere sulla vita pubblica come forza collettiva, sarebbe la «coesione» e la «compattezza» che ha permesso agli uomini di conquistare potere e di spartirselo. Il prezzo, così come viene solitamente descritto, ricorda l’aspetto più deteriore della politica maschile: risparmiare o rinviare a migliore occasione la critica, anche quando si è in disaccordo, sostenere candidati del proprio schieramento anche quando non li si considera idonei al loro ruolo, limitandosi a «detestarli silenziosamente», rinunciare alla «schiettezza» e alla voglia di esprimere le proprie emozioni, mantenere la distanza «tra l’amore e la civile convivenza». Non si può non restare perplessi di fronte a un’idea di convivenza che sembra tutto fuorché «civile», fatta di reticenze e odi mascherati, ma soprattutto di compattezze costruite sull’irrigidimento di fedeltà e appartenenza, che come sappiamo hanno sempre avuto come contropartita l’esclusione dell’altro, del diverso, vissuto come un pericolo per l’integrità del gruppo.”

Articolo pubblicato il 22.XI.2016 (ultima modifica, 24.XI.16, 11.47 su la27ora, 27esimaora.corriere.it, per leggerlo clicca qui

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