Prima, o insieme alle “pulizie etniche”, l’umanità ha conosciuto una “pulizia sessuale”, l’espulsione del primo “diverso” che ogni vivente incontra nascendo e con cui è stato, sia pure per un breve tragitto, in una stato di assorbimento o di indistinzione. Ma nella spinta ad ingrandire la sua famiglia sociale, era inevitabile che l’uomo conoscesse altri movimenti analoghi, di accomunamento e chiusura, inclusione e settarizzazione. I legami che lo hanno visto nel privato come marito, padre, figlio, amante, si trasferiscono, a volte con accresciuta intensità, nelle sue relazioni pubbliche, in particolare là dove la vita del gruppo appare più minacciata.
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Nel libro curato da Maria Bacchi e Melita Richter, Le guerre cominciano a primavera. Soggetti e genere nel conflitto jugoslavo (Rubbettino 2003), il legame tra differenziazione dei sessi e pulizia etnica, costruzioni di genere e nazionalismi, è al centro di un interrogativo ricorrente e della elaborazione originale che ne hanno fatto le associazioni femministe, in modo particolare le Donne in nero di Belgrado, strette tra l’attivismo e la solidarietà richiesti dalle ferite della guerra, e il bisogno di capire perché, a parte una stretta minoranza, le donne abbiano dato il loro appoggio a un’ideologia così dichiaratamente patriarcale e guerriera.
Dall’articolo su Womenews.net il 30.X.2016, per leggerlo clicca qui