‘L’eterno ritorno di patria, famiglia e autoritarismo’

“Forse non è stata fatta abbastanza attenzione al fatto che, con il venire meno dei confini tra privato e pubblico, cambiava anche la figura astratta del “cittadino”, soggetto delle democrazie moderne, e dell’individuo produttore e consumatore, responsabile della sua vita e del suo futuro, a cui fanno riferimento le politiche neoliberiste.”

Articolo pubblicato sull’ ‘Internazionale’ il 18.XI.2016, per leggerlo clicca qui.

screen-shot-2016-11-18-at-6-48-39-pm

 

Le cento vite del ‘privato’

“Ti collegheremo con la parte più nascosta di te. Chiudi gli occhi e guarda bene. Dentro di te possono esserci desideri e passioni ancora da esplorare. Risorse che non sapevi di avere. Noi di Wind, Infostrada e Italia OnLine possiamo darti i mezzi e i contenuti per scoprirlo. La vita più breve per arrivare a te, passa da noi”.

“C’è sempre una strada che porta a te stesso. Anche se non è asfaltata, con Volvo Cross Country è piacevole percorrerla.”

Chiamati a “esporre tutta la propria vita alla luce”, a “pubblicizzare se stessi” (J.Baudrillard), gli individui si rivelano un medium eccezionale, universale quanto basta per richiamare l’identificazione di milioni di persone, e nello stesso tempo unico tanto da potervi riconoscere la singolarità di ogni essere.
Ma è uno strano individuo quello che si affaccia oggi all’orizzonte unificato del mondo, spinto da una sorta di “solipsismo collettivo”, solo e sempre più esposto allo sguardo degli altri, sollecitato a fare del godimento un “fattore politico”, ma costretto a calarlo nella “società più regolata che la storia abbia mai conosciuto” (S.Zizek), desideroso di forme sempre più dirette di democrazia, ma preso dentro le maglie di un consenso manipolato dai media.
L’impressione che tutto sia già stato detto e, nello stesso tempo, che l’essenza misteriosa dell’umano ancora si sottragga alla conoscenza, è confermata dalla frequenza con cui compare da un po’ di tempo negli spot pubblicitari l’invito a scavare più a fondo dentro di sé.
A questo punto sarebbe interessante chiedersi quale è il vero volto del “privato” a cui si dà tanto spazio sulla scena pubblica. Perché, nonostante la vistosa sovraesposizione, resta il dubbio che ci sia ancora molto o tutto da capire?

screen-shot-2016-10-28-at-3-29-08-pm

Lea, perché?

“Chi pensa che il privato da non toccare siano solo “panni sporchi” della famiglia o “i sanitari del cesso”, è perfettamente in linea con la visione classica, storicamente accreditata, della politica che ha creduto di poter rinchiudere nelle case gli aspetti meno presentabili dell’umano, perché più vicini alla natura animale: i corpi, le donne, la sessualità, la malattia, la vecchiaia, la morte. Lo stesso si può dire di quanti, a destra e a sinistra, si affannano a ricordare che ci si sta dimenticando dei bisogni sociali “veri”, come se la volgarità, il voyeurismo, la bigotteria, non fossero il risvolto violento e deformante dell’insignificanza in cui sono tenuti da secoli di patriarcato la relazione tra i sessi, l’amore, la sessualità, la conservazione della vita, cioè quella parte enorme, insondata, della storia che ha al centro la persona nella sua interezza, e che solo la difesa del privilegio maschile ha potuto confinare in un immobile ordine di natura.”

Da ”Perché ‘il personale è politico’ resta solo uno slogan”, su Università delle Donne

screen-shot-2016-10-28-at-3-07-32-pm

Nascite e cambiamenti di vita, personale e sociale. Un modo interessante di guardare alla paternità.

Ringrazio Nicola Lagioia per la segnalazione a Radio Tre dell’articolo di Raffaele Alberto Ventura: “Mia figlia, una piccola Apocalisse“.
Un’osservazione: è importante che i cambiamenti non restino nell’ambito delle singole vite, delle loro scelte esistenziali, quotidiane, ma che aprano interrogativi e un nuovo agire politico capace di aggedire un modello di società, che ancora si regge sulla divisione patriarcale del lavoro e su logiche capitalistiche di profitto.
Era questo il significato di due slogan del femminismo ai suoi inizi:
“Il personale è politico”, “Modificazione di sé e modificazione del mondo “.
“Partire da se'” ha significato per le pratiche del femminismo uscire dalla separazione tra privato e pubblico, riconoscere che la vita personale appartiene da sempre alla storia, alla cultura, alla politica, che il cambiamento è prima di tutto prendere cpsv6 dei nessi che ci sono sempre stati tra un polo e l’altro.
Qualche frammento:
“Molti di noi dividono la loro vita tra il lavoro ‘vero’ e l’esercizio di una vocazione intellettuale, artistica, sportiva o imprenditoriale; ma cosa succede quando nelle nostre vite irrompe un evento che mette in crisi questo equilibrio precario? Ci costringe a mettere ordine tra le nostre priorità”.
“E ora vi guardo con i miei occhi da morto. Ha ragione l’amico scrittore: sicuramente i genitori sono vittime di una mutilazione, come se un pezzo del loro corpo fosse asportato e ora vivesse di vita propria. Le donne più ancora degli uomini, in maniera concreta e sconvolgente: tant’è che al contrario della madre in questa prima settimana io riesco ancora a trovare il tempo, tra un acquisto dell’ultima ora e l’altro, per giocare all’autofiction (…). A nessuno viene in mente, tranne forse ai militanti dell’ISIS, che essere ‘mutilati’ è precisamente quello di cui noi borghesi occidentali abbiamo bisogno. Ecco perché la paternità ha smesso di farmi paura: tutto quello che avrei rischiato di perdere, di fatto, era proprio quello che ‘dovevo’ perdere.”

Screen Shot 2016-06-20 at 6.56.06 PM