25 aprile. Un anno fa
C’è scritto “non c’è liberazione se si alzano muri e recinti”. Aggiungo: a partire da quelli di casa.
25 aprile. Un anno fa
C’è scritto “non c’è liberazione se si alzano muri e recinti”. Aggiungo: a partire da quelli di casa.
L’IRRUZIONE DEL “FEMMINILE”
“Si continuano ad ignorare i percorsi di liberazione e di allargamento dell’impegno politico aperti dalle culture alternative degli anni Settanta, in particolare dal femminismo… Le pratiche non autoritarie nella scuola, negli asili autogestiti, nelle assemblee autonome sorte all’interno delle fabbriche… sono state il primo svelamento della massificazione precoce, la denuncia del caos che si cela dietro i sistemi istituzionali di controllo e sicurezza… ”
Articolo pubblicato il 9.X.2016 su Comune-info.net, per leggerlo clicca qui
“Forse non è stata fatta abbastanza attenzione al fatto che, con il venire meno dei confini tra privato e pubblico, cambiava anche la figura astratta del “cittadino”, soggetto delle democrazie moderne, e dell’individuo produttore e consumatore, responsabile della sua vita e del suo futuro, a cui fanno riferimento le politiche neoliberiste.”
Articolo pubblicato sull’ ‘Internazionale’ il 18.XI.2016, per leggerlo clicca qui.
Ringrazio Nicola Lagioia per la segnalazione a Radio Tre dell’articolo di Raffaele Alberto Ventura: “Mia figlia, una piccola Apocalisse“.
Un’osservazione: è importante che i cambiamenti non restino nell’ambito delle singole vite, delle loro scelte esistenziali, quotidiane, ma che aprano interrogativi e un nuovo agire politico capace di aggedire un modello di società, che ancora si regge sulla divisione patriarcale del lavoro e su logiche capitalistiche di profitto.
Era questo il significato di due slogan del femminismo ai suoi inizi:
“Il personale è politico”, “Modificazione di sé e modificazione del mondo “.
“Partire da se'” ha significato per le pratiche del femminismo uscire dalla separazione tra privato e pubblico, riconoscere che la vita personale appartiene da sempre alla storia, alla cultura, alla politica, che il cambiamento è prima di tutto prendere cpsv6 dei nessi che ci sono sempre stati tra un polo e l’altro.
Qualche frammento:
“Molti di noi dividono la loro vita tra il lavoro ‘vero’ e l’esercizio di una vocazione intellettuale, artistica, sportiva o imprenditoriale; ma cosa succede quando nelle nostre vite irrompe un evento che mette in crisi questo equilibrio precario? Ci costringe a mettere ordine tra le nostre priorità”.
“E ora vi guardo con i miei occhi da morto. Ha ragione l’amico scrittore: sicuramente i genitori sono vittime di una mutilazione, come se un pezzo del loro corpo fosse asportato e ora vivesse di vita propria. Le donne più ancora degli uomini, in maniera concreta e sconvolgente: tant’è che al contrario della madre in questa prima settimana io riesco ancora a trovare il tempo, tra un acquisto dell’ultima ora e l’altro, per giocare all’autofiction (…). A nessuno viene in mente, tranne forse ai militanti dell’ISIS, che essere ‘mutilati’ è precisamente quello di cui noi borghesi occidentali abbiamo bisogno. Ecco perché la paternità ha smesso di farmi paura: tutto quello che avrei rischiato di perdere, di fatto, era proprio quello che ‘dovevo’ perdere.”