L’imbroglio occidentale
Dal libro di Alberto Asor Rosa, “La guerra. Sulle forme attuali della convivenza umana”, Einaudi 2002.
Scritto subito dopo l’attacco alle Torri Gemelle del 2001, ma purtroppo attuale, come analisi di una convivenza umana basata sempre più su un “sistema di guerra”.
Frammenti
“Tutto questo è l’Occidente, e tutto questo, ripeto, insieme: il diritto e l’oppressione, la tolleranza e la violenza, la libertà e la disuguaglianza, l’emancipazione e la mercificazione, le opportunità e lo sfruttamento. Una forza mostruosa e un mite sogno di pace. Un impossessamento brutale e una mano placidamente tesa. (…)
Non c’è una civiltà umana storicamente priva di malvagità e d’intolleranza. Ma solo l’Occidente ha messo al servizio della propria diversità una tecnologia formidabile. Questa è la principale differenza. Dal punto di vista intellettuale, culturale e morale ci sono state civiltà complesse e raffinate come e più di quella occidentale; ma dal punto di vista tecnologico il divario è stato fin dall’inizio grandissimo e oggi si rivela letteralmente incolmabile, tanto che altri popoli e razze non possono far altro che tentare di appropriarsene, e infatti se ne appropriano perfino per farne un uso malvagio e distruttivo nei suoi stessi confronti (il terrorismo forse è islamico, ma la tecnologia del Terrore è occidentale).
Il “groviglio” è questo: il mondo, il mondo intero non può neanche pensare di andare avanti senza “introiettare” il percorso occidentale, -compresa, e questo è il punto fondamentale, la sua violenza (…) Il processo è diventato irreversibile, il groviglio, che fino a qualche decennio fa si poteva pensare di dipanare, -fino a quando c’erano, o in teoria o in atto movimenti alternativi e sistemi concorrenti,- si è solidificato, il magma è diventato cristallo: una volta era la storia, oggi è il ‘destino’. (…)
Tutto ciò che ho cercato finora forse vanamente di delucidare, e che appartiene prevalentemente alla storia dei grandi movimenti e delle grandi trasformazioni economici e intellettuali collettivi, sarebbe ancora poca cosa, e forse sarebbe più agevolmente dominabile e controllabile, se lì “imbroglio” ogni occidentale, uomo o donna che sia ( e sia pure in diseguale forma e misura, e sarebbe importante che si facesse questo discorso differenziato, ma non posso farlo io), non l’avesse ‘dentro di sé’ (…)
L’imbroglio è ‘dentro’, profondamente introiettato, anche nell’individuo più civilizzato, più tollerante, più diverso, -e dunque anche in me, che così disinvoltamente ne scrivo, ma a guardar bene non è così ovvio per molti, neanche fra i più civilizzati, i più tolleranti, i più diversi.”
“Il confronto più duro è di noi con noi stessi”.